Il dipinto fu commissionato da Lorenzo di Pierfrancesco de’Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico. Il tema fu probabilmente suggerito dall’umanista Poliziano. Raffigura Venere nata dalla schiuma del mare, soffiata dal vento occidentale, Zefiro, e la ninfa, Chloris, verso uno degli Horai, che si prepara a vestirla con un mantello fiorito.
Questa icona universale della pittura occidentale fu probabilmente dipinta intorno al 1484 per la villa di Castello di proprietà di Lorenzo di Pierfrancesco de ‘Medici., Giorgio Vasari vi vide l’opera nella metà del Cinquecento-insieme all’altra nota Primavera di Botticelli-e la descrisse proprio come “mostra la Nascita di Venere.”La vecchia idea che i due capolavori Botticelli siano stati creati per la stessa occasione, nonostante la loro sostanziale diversità tecnica e stilistica, non è più accettata. Tuttavia, piuttosto che una nascita, ciò che vediamo è la dea che atterra sulla riva della sua patria, l’isola di Cipro, o su Kithera., Il tema, riconducibile a Omero e alle Metamofosi di Ovidio, fu celebrato anche dal grande umanista Agnolo Poliziano nei versi poetici delle sue Stanze. La Venere degli Uffizi è del tipo “Venere pudica”, il cui seno destro è coperto dalla mano destra e i lunghi capelli biondi fluttuanti le avvolgono parzialmente il corpo. La dea si erge su un guscio mentre è guidata verso la riva dalla brezza di Zefiro, un dio del vento, che tiene la ninfa, Chloris. Sulla destra è la Hora della primavera, che aspetta di salutare Venere a terra con un mantello coperto di fiori rosa.,
Il paesaggio marino, sorprendente per il suo tono metafisico e la sua qualità quasi irreale, è illuminato da una luce molto morbida e delicata. Come l’altro capolavoro di Botticelli, Pallade e il Centauro, la Nascita di Venere è dipinta su tela-abbastanza insolita per l’epoca – con una tecnica a tempera sottile, basata sull’uso del tuorlo d’uovo diluito, che si presta particolarmente bene a conferire alla pittura quell’aspetto di straordinaria trasparenza, che richiama alla mente la qualità pittorica di un affresco., La figura ricorda la scultura classica ed è molto simile alla famosa Venere Medicea trovata agli Uffizi, che l’artista sicuramente conosceva. Il vero significato di questa visione onirica è ancora oggetto di dibattito e di indagine da parte degli studiosi, ma è senza dubbio legato alla filosofia neoplatonica, ampiamente coltivata nella corte medicea.
Come la Primavera, anche la Nascita di Venere è associata al concetto di Humanitas,o Umanità virtuosa, una teoria sviluppata da Marsilio Ficino in una lettera al giovane Lorenzo., Secondo l’interpretazione di Ernst Gombrich, l’opera raffigura la fusione simbolica di Spirito e Materia, l’interazione armoniosa di Idea e Natura. Tuttavia, le interpretazioni di questo dipinto di straordinario impatto visivo sono numerose e diverse., La figura eterea divina è stata vista come una rappresentazione allegorica dell’Humanitas al suo arrivo a Firenze, mentre la ninfa che regge il mantello di fiori per la dea può forse essere identificata come Flora, la stessa raffigurata nella “gemella” di questo capolavoro, la Primavera, dove può essere vista invece come la personificazione della città di Firenze. Da questo lavoro emerge una chiara evidenza del tentativo di Botticell di raggiungere una perfezione della forma che potrebbe rivaleggiare con l’antichità classica., È per questo motivo che l’umanista Ugolino Verino nella sua opera Epigrammata, presentata nel 1485 al re d’Ungheria, Mattia Corvino, paragonò il pittore fiorentino alle leggendarie Apelle dell’antica Grecia.
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